La chirurgia odontoiatrica o chirurgia orale è una specializzazione medica che racchiude l’insieme degli interventi chirurgici legati alla risoluzione di patologie del cavo orale che non possono essere curate con trattamenti farmaceutici o semplici interventi.
Lo scopo della chirurgia dentale è ripristinare l’equilibrio orale, sia dal punto di vista estetico che funzionale.
Gli interventi di chirurgia odontoiatrica più comuni sono le estrazioni dentali praticate in anestesia locale.
Tra i pià complessi trattamenti di chirurgia dentale, si annoverano le operazioni di chirurgia maxillo-facciale, per asportare masse tumorali nella zona facciale, e le estrazioni dentali complicate che necessitano di anestesia totale.
Nel corso del tempo, i cambiamenti del cavo orale possono provocare problemi legati non solo ai denti, ma anche alle gengive e all’osso mascellare.
E’ importantissimo individuare al più presto il problema per poter intervenire tempestivamente.
Il LASER, è un trattamento indolore. E’ uno strumento che sempre più spesso viene utilizzato nel trattamento della parodontite ma che, per essere utile, va visto come terapia aggiuntiva ad una diagnosi completa e ad una rimozione completa del tartaro sopra e sotto gengivale.
Il trattamento LASER non è risolutivo per sconfiggere la piorrea. Quindi và affiancato ad altre terapie specifiche che in un’azione coadiuvante possono curare questo disturbo.
C’è da sottolineare una caratteristica che rende la paradontite un’ infezione, diversa da quasi tutte le altre infezioni. Questa unicità deriva dal suo essere polimicrobica. Sono infatti implicati in questa infezione più di 600 tipi di batteri diversi. Questi batteri, più o meno patogeni, iniziano a colonizzare la placca e il solco gengivale.
Questa infezione superficiale ha come sintomi e segni il rossore, il gonfiore, il sanguinamento e anche il dolore. Se non viene subito intercettata e debellata, l’infiammazione si approfondisce ed il sigillo parodontale, che blocca la gengiva al dente, si rompe.
Ora i batteri che sono penetrati nello spazio sottogengivale, che si definisce tasca, si riproducono e si aggregano nel tartaro sottogengivale.
Per questo è necessario affidarsi sempre a dentisti paradontologi ed igienisti dentali, che tramite semplici manovre come il sondaggio parodontale possono individuare fin dagli esordi la patologia. A volte basta una pulizia professionale chiamata detartrasi ed una igiene orale domiciliare corretta, per prevenire questi disturbi.
La laserterapia viene impiegata innanzitutto in odontoiatria, dove il raggio elettromagnetico viene puntato su una determinata zona della cavità orale, per scopi curativi. Nella terapia in questione, il laser riesce a produrre energia sotto forma di onda luminosa. Quest’ultima giunge quindi su una superficie, in genere molto piccola, della nostra bocca, con un’intensità molto elevata ed è in grado di agire efficacemente e rapidamente per fini terapeutici. Questo raggio elettromagnetico sostituisce in maniera ottimale il bisturi e il trapano impiegati nella chirurgia tradizionale.
I vantaggi più significativi ed importanti nel trattamento della parodontite legati all’utilizzo del LASER nella seconda fase terapeutica rispetto all’intervento chirurgici sono i seguenti:
L’intervento consiste nel rimuovere la porzione terminale (pochi millimetri) della radice del dente, pulire l’interno del canale per poi otturare il canale radicolare per via retrograda, ovvero dalla parte della radice e non della corona.
Può essere realizzata su qualunque dente.
Su incisivi e canini l’operazione è più semplice e rapida, mentre per molari e premolari la difficoltà aumenta a causa del maggior numero di canali radicolari e dalla presenza di strutture nobili vicine.
Come abbiamo appena accennato, l’apicectomia dentale si realizza principalmente quando si rileva la presenza di un ascesso, un granuloma o una cisti.
In questi casi infatti, i tessuti vengono danneggiati al punto che, se l’infezione non è curata, può portare a una graduale perdita dell’osso alveolare intorno all’apice della radice interessata.
Quali sono i sintomi?
Prima di procedere con l’apicectomia, vanno effettuate una corretta anamnesi e diagnosi del paziente.
È indispensabile inoltre una valutazione radiografica con radiografia endorale e in alcuni casi con radiografia 3D (CBCT).
Ecco le fasi principali:
La frenulotomia (talvolta identificata come frenuloplastica, sebbene questo sia un intervento tecnicamente più complesso) è un intervento chirurgico talvolta necessario per effettuare l’incisione del frenulo, un sottile lembo di pelle che collega il glande al prepuzio.
Le cause possono essere congenite per conformazione soggettiva del frenulo (si parla di atteggiamento del glande “a Concorde” per ricordare l’atteggiamento del famoso aereo ormai abbandonato), oppure acquisite spesso per esiti di infezioni della zona frenulare o peri-frenulare o ancora per microlacerazioni durante l’attività sessuale autonoma o di coppia.
Le microlacerazioni determinano esiti microcicatriziali che possono portare ad una retrazione fibrotica determinando la necessità di una correzione con l’intervento.
Il sintomo più comune è il dolore in erezione o alla penetrazione per l’atteggiamento del glande in flessione ventrale (verso il basso), dovuto appunto al frenulo “corto”. Più raramente possono verificarsi dei sanguinamenti localmente, evento che allarma sebbene lo stillicidio ematico sia realmente minimo.
Il mondo del Web, fonte inesauribile di informazioni spesso fuorvianti, collega l’eiaculazione precoce come sintomo possibile determinata per l’appunto da un frenulo corto. Il razionale di tale assunto starebbe nella maggiore stimolazione della parte ventrale del glande ricca di recettori che innescherebbe uno stimolo eiaculatorio imminente. Tale evento non è mai stato dimostrato scientificamente.
Quando si procede alla separazione delle radici di un dente (rizotomia) e alla successiva estrazione di una di esse
La rizectomia è una procedura che và eseguita solamente qualora lo specialista scoprisse la presenza di lesioni ossee passanti dalla bi/triforcazione radicolare e che impediscono la corretta igiene orale in quanto vi sono delle tasche parodontali.
La rizotomia, a differenza della rizectomia, è invece un intervento di neurochirurgia a tutti gli effetti. Andando nel dettaglio la rizectomia è un intervento che consiste nella separazione delle radici di un dente rotto pluriradicolato. Tale intervento viene eseguito solo quando le lesioni ossee raggiungono le bi o triforcazioni delle radici rendendo difficile quando non impossibile la normale igiene orale.
In questo caso, occorre ricordarlo, aumenta anche il rischio di infezioni e di infiltrazioni batteriche. Non solo, i dentisti consigliano la rizectomia anche quando ci si trova a dover trattare delle tasche parodontali che sono profonde. In alcuni casi una radice dentale potrebbe subire danni per diversi motivi che comprendono una possibile perdita ossea in senso verticale e delle lesioni del punto di biforcazione delle radici. Si tratta chiaramente di lesioni che non potranno essere curate diversamente ma ci sono anche altre cause che inducono il dentista a consigliare la rizectomia come ad esempio possibili perforazioni della cavità della polpa che sono causate da terapie odontoiatriche.
La rizectomia è tendenzialmente molto utile anche in caso di dente pluriradicolare con singola radice fratturata o con un granuloma che persiste e non si riesce a curare. Il granuloma dentale è una infiammazione della radice e dei tessuti circostanti che viene provocata da una infezione batterica che potrebbe essere provocata da problemi come fratture o carie. Da controllare anche la carie avanzata che potrebbe intaccare le radici. Attenzione a non confondere comunque la rizectomia che abbiamo appena visto con la rizotomia, un intervento chirurgico che consiste nella sezione di una o più radici dei nervi spinali.
La rizectomia è un intervento che i dentisti decidono di adottare solo se altre possibilità di recupero della radice si dimostrano fallimentari o non attuabili. Si tratta di una delle situazioni estrattive più rare ma è comunque una procedura assolutamente sicura e con ottime probabilità di riuscita. Questo trattamento consiste nella devitalizzazione del dente e nella rimozione della polpa e di tutti i tessuti che sono stati compromessi dall’infiammazione. In questi casi i dentisti dovranno per forza di cose estrarre la radice danneggiata. La rizectomia è spesso eseguita per ricostruire le parti rimosse così da far tornare il cavo orale del paziente in condizioni ottimali.
La disodontiasi consiste nella eruzione mancata o anomala di un dente; si tratta di una condizione piuttosto comune: in base agli studi epidemiologici ha un’incidenza pari al 20% della popolazione, e riguarda perlopiù un terzo molare, o dente del giudizio, superiore o inferiore, e molto più di rado un canino o un altro dente.
In questi casi si tende a intervenire perlopiù con l’estrazione chirurgica; benché si tratti di una operazione di prassi, è comunque importante tenere in considerazione alcune indicazioni e controindicazioni di base.
La disodontiasi presenta una sintomatologia variabile, che passa dalla sensazione di fastidio e di dolore localizzata, con eventuale difficoltà e disturbo di masticazione o deglutizione, fino a dolori mascellari, trisma, febbre, infiammazione, infezione gengivale o ascesso.
La causa principale dell’insorgenza dei sintomi sta, oltreché nella difficoltà di eruzione, nei problemi correlati all’igiene orale cui può andare incontro il paziente con disodontiasi: il dente non è del tutto in arcata e quindi non è raggiungibile con facilità con lo spazzolino o altri strumenti, di conseguenza i batteri trovano un ambiente ottimale per la loro proliferazione e causano infiammazioni o ascessi dentali.
Quanto alla diagnosi, essenzialmente si basa sull’esame obiettivo nel corso della visita clinica, che va accompagnato in tutti i casi a tecniche specifiche come la Rx ortopanoramica, così da poter individuare quale sia la posizione effettiva del dente, il suo orientamento, e quanto sia prossimo al nervo mandibolare.
La terapia della disodontiasi, detta disinclusione, prevede strategie che variano in base ad alcuni fattori, inclusi: gravità della condizione, tempestività di intervento, causa scatenante, età e stato di salute del paziente.
A seconda della situazione, l’odontoiatra può valutare:
In linea generale, la disodontiasi è una condizione risolvibile, se trattata adeguatamente. L’inquadramento precoce e una corretta terapia ortodontica prevengono le sequele più impegnative d’affrontare.
Le cisti mascellari sono formazioni patologiche di varia entità, che comprendono tumori benigni e maligni di origine odontogena, cisti mucose e mucoceli. L’evoluzione è generalmente lenta e la diagnosi si pone quando compaiono nella cavità orale, nella guancia o quando interessano le strutture adiacenti.
Le cisti sono più frequenti nelle ossa mascellari che in ogni altro osso in quanto la maggior parte di esse ha origine dai numerosi residui di epitelio odontogeno che permangono dopo la formazione dei denti. Le cisti sono lesioni radiotrasparenti e le loro caratteristiche cliniche principali sono la tumefazione, l’assenza di dolore (a meno che la cisti non si infetti secondariamente o non sia dovuta ad un dente non vitale) e denti mancanti, soprattutto terzi molari.
Con il termine cisti si intende una lesione caratterizzata da una cavità centrale rivestita da una parete interna epiteliale e da un rivestimento esterno di natura connettivale
Il lume cistico può contenere liquido misto a materiale solido formato da cellule desquamate, muco o cheratina.
Sono più frequenti nelle ossa mascellari che in ogni altro osso del corpo umano in quanto la maggior parte di esse ha origine dai numerosi residui di epitelio odontogeno che permangono dopo la formazione dei denti. Possono manifestarsi in qualsiasi punto del mascellare superiore o della mandibola sebbene siano rare a livello del condilo e del processo coronoide.
Nella mandibola si trovano più spesso al di sopra del canale mandibolare.
Le cisti odontogene possono accrescersi nel seno mascellare mentre alcune cisti non odontogene possono anche originare all’interno del seno1. Poche varianti di cisti invece si sviluppano nei tessuti molli della regione orofacciale.
Le cisti sono lesioni radiotrasparenti e le loro caratteristiche cliniche principali sono la tumefazione, l’assenza di dolore (a meno che la cisti non si infetti secondariamente o non sia dovuta ad un dente non vitale o a denti mancanti, soprattutto terzi molari).
Radiologicamente, le cisti intraossee hanno di solito, un contorno ben definito con orletto periferico, caratterizzato da una linea radiopaca piuttosto uniforme e sottile. Questa è dovuta all’opposizione del tessuto osseo all’espansione della lesione, che giustifica la lentezza evolutiva delle cisti. Questo quadro radiografico può cambiare in presenza di un’infezione secondaria o di uno stato cronico, presentando un bordo sclerotico spesso.
Le cisti sono in grado di causare lo spostamento o il riassorbimento di elementi dentari; l’area riassorbita spesso ha una forma curva netta.
Possono anche provocare una espansione, di solito curva e liscia, della mandibola e cambiare il tavolato corticale vestibolare o linguale in un sottile strato corticale.
In alcuni casi possono spostare il canale mandibolare verso il basso o espandersi nel seno mascellare, conservando un sottile strato di osso che le separa dall’antro.